domenica 13 settembre 2015

APPUNTI DI GASTROSOFIA - Il Taràssaco

Gli animali si nutrono, l’uomo mangia, ma solo l’uomo intelligente sa mangiare.
(Jean Anthelme Brillat-Savarin) 

Il taràssaco (taraxacum officinale Weber) è la più diffusa, la più pregiata e la più disprezzata delle erbe spontanee. Nell’Orvietano e nel Viterbese lo chiamano “pisciacane” e altrove dente di cane, soffione, cicoria selvatica, cicoria asinina, grugno di porco, ingrassaporci, insalata di porci, lappa, missinina, piscialletto. È una prova della deficienza della ragione umana e del dilagare del pregiudizio. Dal punto di vista medicinale le sue virtù sono straordinarie, già conosciute nell’antichità e confermate dalla ricerca scientifica. Dal punto di vista culinario, è indispensabile nella MISTICANZA e adatto a essere mangiato cotto e crudo in vari modi. Dal fiore, mescolato allo zucchero, si ricava un miele splendidamente colorato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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