Giornali,
riviste, televisione, internet, cartelli esposti nei corridoi degli ospedali, medici
di famiglia e medici specialisti manifestano grande interesse per la
sopravvivenza degli anziani. Da quando ho dovuto prendere atto di essere
anziano mi assilla il dubbio che tutti questi consigli non siano ispirati solo
da bontà, ma anche dall’interesse di medici, dietologi, fisioterapisti, case
farmaceutiche, palestre e perfino sale da ballo e circoli per anziani. Quindi ho deciso di assumere consigli e
medicine con moderazione.
Ma
sono andato oltre: ho elaborato una mia terapia
per allietare la vita degli anziani invitandoli a mangiare e bere senza
sensi di colpa e senza rischi per la
salute. Il presupposto della mia terapia è condensato del motto di Jean Anthelme Brillat-Savarin, fondatore della gastrosofia: «Il piacere della tavola è di tutte le età, di
tutte le condizioni sociali, di tutti i paesi e di tutti i giorni; può
associarsi a tutti gli altri piaceri, e resta ultimo a consolarci della loro
perdita.» Quindi non priviamoci di questa consolazione e affidiamoci
all’esperienza avvalorata dalle scoperte scientifiche, in particolare quelle
della neurologia, che ha spiegato come e perché i ricordi olfattivi sono quelli
più profondamente impressi nel cervello. Per cui la percezione di odori
memorizzati nell’infanzia fa riaffiorare momenti di felicità che solo
nell’infanzia abbiamo potuto sperimentare.
Allora il mio consiglio pratico è: riunire una comitiva di amici di una
certa età per un pasto dedicato a un solo piatto scelto tra quelli della cucina
casereccia e tradizionale (per esempio, una bella pasta e fagioli) e mangiare a sazietà. I non astemi possono deliziarsi
con un po’ di vino, magari annacquandolo come facevano saggiamente gli antichi, e pure i nostri vecchi
contadini. Il vino deve essere leggero, fatto in modo artigianale, magari con
qualche difettino come quello di una volta. Mangiare a sazietà non vuol dire
ingozzarsi, perché il piatto unico sazia rapidamente e non appesantisce. È
essenziale accompagnare il pasto e il dopo-pasto con una meditazione collettiva
sul buon tempo andato, consapevoli del fatto che «il paradiso dei ricordi è
l’unico dal quale non si può essere cacciati.»
Nessun commento:
Posta un commento