lunedì 31 agosto 2015

Pier Luigi Leoni - IL SENSO DI COLPA DELL'ONNIVORO

Mentre l’osservazione dei comportamenti umani c’induce a prendere atto che la gran parte degli esseri umani sono onnivori, la fisiologia ci mostra che il corpo umano è quello di un erbivoro e frugivoro, come lo scimpanzè, con cui l'uomo condivide quasi tutti i cromosomi. I muscoli facciali, i movimenti mandibolari, la dentatura, la lunghezza dell’intestino ecc. sono predisposti nell’essere umano per un’alimentazione fatta di frutti, germogli freschi, foglie tenere, tuberi e radici.
Perciò le componenti animali dell’alimentazione onnivora stressano l’apparato digerente e il metabolismo umano, minano la salute e accorciano la vita. E le eccezioni confermano la regola: vi sono onnivori che superano i cent’anni, ma sono eccezioni; vi sono anche fumatori di tabacco che superano i cent’anni, ma circa il settanta per cento dei fumatori subiscono danni alla salute, spesso letali.
Ma perché gli scimpanzé non si sognano di diventare onnivori e accorciarsi la vita, mentre gli esseri umani tengono comportamenti, non solo nel campo dell’alimentazione, che non sono in sintonia con la loro struttura fisica?
Il fatto è, come spiegano l’etologia, la psicologia e l’antropologia culturale, che gli esseri umani, molte migliaia di anni fa, si sono svincolati dall’automatismo istintivo degli animali e l’unica forma su cui poggia la loro vita neuropsicologica è costituita dalla cultura. Nel loro comportamento, gli esseri umani applicano modelli appresi dalla cultura e dall’esperienza, entro i quali trovano spazio risposte comportamentali potenzialmente infinite.
Le risposte comportamentali hanno consentito alla specie umana di uscire dalla grande fossa tettonica africana e di invadere il mondo, ma spesso a danno della struttura fisica degli individui.
Su questi problemi si sta oggi riflettendo e sono evidenti i sintomi di un rivoluzione alimentare.

Ma le riflessioni e le dottrine in fatto di alimentazione, che  risalgono all’antichità e sono presenti in tutta la storia, non hanno indotto le masse a cambiare abitudini. Forse perché contrastano con interessi economici consolidati; o anche perché contraddicono abitudini culturali che esaltano la socialità umana, come il banchetto e la commensalità familiare; o anche perché i cibi di origine animale meglio si accompagnano con bevande psicotrope, come le birre e i vini, che evidentemente danno sollievo all’essere umano perennemente angosciato a causa della sua riflessione sul senso della vita.

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