Mentre l’osservazione dei comportamenti umani c’induce a prendere atto che la
gran parte degli esseri umani sono onnivori, la fisiologia ci mostra che il
corpo umano è quello di un erbivoro e frugivoro, come lo scimpanzè, con cui l'uomo condivide quasi tutti i cromosomi. I muscoli facciali, i movimenti mandibolari, la dentatura, la
lunghezza dell’intestino ecc. sono predisposti nell’essere umano per un’alimentazione
fatta di frutti, germogli freschi, foglie tenere, tuberi e radici.
Perciò
le componenti animali dell’alimentazione onnivora stressano l’apparato
digerente e il metabolismo umano, minano la salute e accorciano la vita. E le
eccezioni confermano la regola: vi sono onnivori che superano i cent’anni, ma sono
eccezioni; vi sono anche fumatori di tabacco che superano i cent’anni, ma circa
il settanta per cento dei fumatori subiscono danni alla salute, spesso letali.
Ma
perché gli scimpanzé non si sognano di diventare onnivori e accorciarsi la
vita, mentre gli esseri umani tengono comportamenti, non solo nel campo
dell’alimentazione, che non sono in sintonia con la loro struttura fisica?
Il
fatto è, come spiegano l’etologia, la psicologia e l’antropologia culturale,
che gli esseri umani, molte migliaia di anni fa, si sono svincolati
dall’automatismo istintivo degli animali e l’unica forma su cui poggia la loro
vita neuropsicologica è costituita dalla cultura. Nel loro comportamento, gli
esseri umani applicano modelli appresi dalla cultura e dall’esperienza, entro i
quali trovano spazio risposte comportamentali potenzialmente infinite.
Le
risposte comportamentali hanno consentito alla specie umana di uscire dalla
grande fossa tettonica africana e di invadere il mondo, ma spesso a danno della
struttura fisica degli individui.
Su
questi problemi si sta oggi riflettendo e sono evidenti i sintomi di un
rivoluzione alimentare.
Ma
le riflessioni e le dottrine in fatto di alimentazione, che risalgono all’antichità e sono presenti in
tutta la storia, non hanno indotto le masse a cambiare abitudini. Forse perché
contrastano con interessi economici consolidati; o anche perché contraddicono
abitudini culturali che esaltano la socialità umana, come il banchetto e la
commensalità familiare; o anche perché i cibi di origine animale meglio si
accompagnano con bevande psicotrope, come le birre e i vini, che evidentemente
danno sollievo all’essere umano perennemente angosciato a causa della sua
riflessione sul senso della vita.
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